Ho iniziato da poco un corso di teatro. Bello, molto. Ci si rilassa, si balla, si cerca di svuotare se stessi per riempirsi di un personaggio. Recitare è uno stato, mentale e fisico. Poche lezioni e passione a prima vista. Immagini il sapore della scena, l'odore della platea e i suoi sospiri. Concentrato su chi interpreti, arrivi alla fine della serata e attendi l'applauso o la delusione di chi ti ha guardato e ascoltato, di chi ha provato a viverti per una serata.
Questo è il teatro, quello classico e quello estemporaneo. Una costante interpretazione di ruoli e situazioni.
C'è un altro teatro. Ha tantissimi spettatori e personaggi, scene che cambiano di continuo e costumi di mille tipi. La trama nessuno la conosce ma tutti sembrano sapere cosa fare come se il copione lo conoscessero a menadito, riga per riga, parola per parola. Tono della voce, mimica, azioni: tutto perfetto. Nessun regista che urla e scalcia perchè le scene sono di una nitidezza disarmante, degne del più grande scrittore, della mente più assurda e complessa.
Tutti i giorni andiamo in scena. Qualsiasi cosa facciamo appartiene a questo magico teatro. Attori e spettatori nello stesso istante, pronti a salire alla ribalta. Nessuno conosce la prossima mossa ma quando ci si para davanti la naturalezza con cui si interpreta è fantastica. C'è chi è più bravo e chi meno. Chi si svuota e si riempie di se stesso sarà un grande attore di questo teatro, chi si riempie di qualcosa che non gli appartiene, di bugie menzogne e falsità presto deluderà la platea.
Nessuna critica il giorno seguente sul giornale, rimane solo il vuoto asettico dell'anima.
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