martedì 27 ottobre 2009

Acting life


Ho iniziato da poco un corso di teatro. Bello, molto. Ci si rilassa, si balla, si cerca di svuotare se stessi per riempirsi di un personaggio. Recitare è uno stato, mentale e fisico. Poche lezioni e passione a prima vista. Immagini il sapore della scena, l'odore della platea e i suoi sospiri. Concentrato su chi interpreti, arrivi alla fine della serata e attendi l'applauso o la delusione di chi ti ha guardato e ascoltato, di chi ha provato a viverti per una serata.
Questo è il teatro, quello classico e quello estemporaneo. Una costante interpretazione di ruoli e situazioni.
C'è un altro teatro. Ha tantissimi spettatori e personaggi, scene che cambiano di continuo e costumi di mille tipi. La trama nessuno la conosce ma tutti sembrano sapere cosa fare come se il copione lo conoscessero a menadito, riga per riga, parola per parola. Tono della voce, mimica, azioni: tutto perfetto. Nessun regista che urla e scalcia perchè le scene sono di una nitidezza disarmante, degne del più grande scrittore, della mente più assurda e complessa.
Tutti i giorni andiamo in scena. Qualsiasi cosa facciamo appartiene a questo magico teatro. Attori e spettatori nello stesso istante, pronti a salire alla ribalta. Nessuno conosce la prossima mossa ma quando ci si para davanti la naturalezza con cui si interpreta è fantastica. C'è chi è più bravo e chi meno. Chi si svuota e si riempie di se stesso sarà un grande attore di questo teatro, chi si riempie di qualcosa che non gli appartiene, di bugie menzogne e falsità presto deluderà la platea.
Nessuna critica il giorno seguente sul giornale, rimane solo il vuoto asettico dell'anima.

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