Ci sono ancora.
Non scrivo da molto tempo per mancanza di tempo. Tempo dedicato alla casa, alla mia compagna, a me stesso.
Non scrivo perchè non ho voglia e non cerco altre scuse legate a muse o ispirazioni.
Scrivo quando mi va, quando ho qualcosa da dire, anche se spesso lo tengo per me.
I mondiali vanno avanti, la giustizia in Italia amministra una legge senza la maiuscola, la gente perde il lavoro, le televisioni starnazzano.
Tutto nella norma. Come dare dell'Eroe a Mangano.
Visualizzazione post con etichetta Riflessioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Riflessioni. Mostra tutti i post
mercoledì 30 giugno 2010
lunedì 30 novembre 2009
Shhhhh, enjoy the silence.
Mi gusto il silenzio della mia camera. Sento solo il battere veloce dei tasti, il mio respiro e la pioggia che fuori ha deciso di occupare liberamente l'aria. La coperta che mi scalda mormora quando si muove e sembra scontenta di abbandonare quel caldo equilibrio che si era innescato.
Silenzio. Anche io rispetto il silenzio un pò falso che cerco di ascoltare dentro le mura spesse. Non parlo, quasi cerco di respirare piano e controllare il soffio dell'aria. Ho paura quasi a muovermi sul letto se non altro per le mani che cercano di seguire ciò che voglio scrivere.
Silenzio per tutto. Quiete nello scrivere dopo giorni di burrascose parole infrante su queste pagine. Lentezza nel produrre perchè ora ricarico le idee per poi detonarle nuovamente nei flussi incessanti che tanto mi appassionano. Calma, ricercata nei miei gesti, nel muovermi e nel parlare; vivo una velocità asincrona rispetto all'evoluzione della mia mente e provo a misurarmi con questo nuovo modo. Stanchezza, tanta e quasi latente nel mio corpo. Ho voglia di stendermi sulle parole e sentirle mie.
Quasi come se avessero premuto il tasto "slow play" la bobina scorre senza sbandare, prima svolgendosi da una parte per finire nel vortice dell'avvolgersi su se stessa dall'altra, ma senza fermarsi mai.
Meno parole battute su questo bianco metallico, centellinate come su ricetta.
Mi gusto il silenzio anche delle mie idee.
venerdì 27 novembre 2009
La gioia del lavoro
Giornata pesante. Ci sono scadenze, pagamenti, pensioni e stipendi.
Il tutto condito da una serie di compiti affidati al sottoscritto pieni di trabocchetti e insidie.
Finisco la giornata stanchissimo ma sorridente. Ho avuto pochissimo respiro ma le ore sono trascorse veloci, ricche e intense. Cliente su cliente ho effettuato il mio ennesimo esperimento sociale. Oggi poco spazio al malumore. Dalla mattina presto un sorriso enorme si è stampato sul mio visino. Ho giocato e scherzato con tutti, coccolato le persone di una certa età, preso in giro i più giovani. E' stato un flusso continuo e divertente. Mario, mentore e collega, è stato una spalla eccezionale. Sempre con l'orecchio teso ha giocato con me e con i clienti. Luca, il mio direttore, ha creato dei cammei degni di nota.
Quanto vorrei che tutte le giornate fossero così, con i clienti "giusti" e i colleghi che remano con te. Quanto vorrei che tutti trovassero la gioia del lavoro nonostante le rotture di scatole, i problemi e i picchi nevrotici.
Ripassando la giornata di oggi mi sono convinto che devo essere io il primo a dare il segnale. Da lunedì ripeterò il mio esperimento sociale, cercando di tenere fede al mio giuramento nella speranza di migliorare me stesso, chi mi sta davanti e di fianco nel lavoro.
Da una fiammella si crea un fuoco.
Lunedì compro una scatola di cerini.
giovedì 19 novembre 2009
Calamita
Ho una calamita, o forse l'accento andrebbe sull'ultima A: calamità. Ho il potere esteso di attirare a me le persone più strane. A lavoro, per esempio, i clienti più assurdi vengono da me; naturalmente ho imparato a gestirli anche se in alcuni frangenti vorrei urlare a più non posso nel loro faccione. Nel quotidiano non cambia molto. Per varie circostanze ho una facilità nel parlare (anche se parlano solo loro) con persone afflitte da vari mali. Sfortune amorose o lavorative, disastri familiari, ansie e paranoie di ogni tipo, varie ed eventuali. Mi riversano addosso tutto quello che hanno dentro come se mi conoscessero da una vita, nello stile miglioramicosolotupuoicapire!!!. Si ci sto, fino a un certo punto. Accetto il mio ruolo ma tutto ha un limite. Non voglio essere il padre Ralph della situazione quindi mettiamo dei paletti ben precisi. Primo: esiste anche il mio ego,esiste anche quello che penso io. Secondo: evitiamo di andare sul tragico - finto tragico perchè rovina la situazione. Terzo: io mi zappo le mie cose da solo, prendete la zappa anche voi,nonostante alla fine i calli nelle mani facciano male.
Paletti base ma che delineano una strada ben precisa. Non avete diritto di sorta nell'abusare della mia sensibilità ne vibrazione, a meno che non lo decida io. Se decido di aprire le mie porte, rispettate almeno le buone maniere.
Pulitevi le suole prima di entrare.
La calamita funziona sempre. Speriamo non attiri troppe calamità.
lunedì 9 novembre 2009
Una panchina di ferro

Seduti sulla panca si medita e si riflette.
La panchina di ferro seduti da soli rappresenta incertezza. In compagnia rappresenta solidità.
giovedì 5 novembre 2009
Lavoro
Le notizie, gli eventi strani di questi giorni nel mio ufficio mi stanno stufando. Inizio a percepire uno strano fastidio quando inizio a lavorare, un prurito complesso che dal petto mi arriva sul naso e lo fa arricciare. Mi vedo dall'esterno e mi chiedo cosa ci faccio chiuso in quelle 4 mura. Mi chiedo cosa ci faccio in questa città complicata e ostile verso di me. Mi chiedo perchè se mi guardo intorno vedo solo la faccia delle persone che nulla mi dicono, niente mi trasmettono.
La meditazione di stasera al corso di teatro farà il resto. Per ora ascolto mia cugina che mi dice:
"Sei molto bravo, molla la banca e scrivi".
Adesso sono qua e il mio "voglio" ha necessità di mille energie.
Sono pronto a raccoglierle.
Buona serata.
Il senso 2
Non si può dare un senso estremo all'amore e all'amicizia.
Sono valori eterni e non rinviabili, solo da gustare.
Tutto ciò che scaturisce è la constatazione che la vita rappresenta un quadro dai mille colori: solo chi ha la pazienza per osservarlo capirà tutte le sue sfumature.
Come in un museo mi siedo e osservo. Come un vecchio in una piazza guardo tutti voi bellissimi esseri umani non per criticare e sbottare sotto i baffi, ma per imparare.
Conosco e vivo già l'amore e l'amicizia, ma non mi basta.
Camminare
Si cammina sempre a testa alta, in qualsiasi situazione.
Delle volte però, si deve abbassare la testa, guardare per sapere dove si poggiano i piedi.
Così sarà ancora più chiaro il cammino.
Delle volte però, si deve abbassare la testa, guardare per sapere dove si poggiano i piedi.
Così sarà ancora più chiaro il cammino.
mercoledì 4 novembre 2009
Sogno e realtà
Ho fatto un sogno.
Sono su un tipico taxi londinese, seduto sul sedile del passeggero. La Regina Elisabetta, di fianco a me, guida vestita di tutto punto con tanto di corona reale sul capo.
Sul sedile posteriore Elton John suona una canzone.
Si sto davvero perdendo la testa.
Non si possono fare sogni così. Ora mi domando che senso abbia un sogno del genere. Che significato nasconde e cosa ci dovrei vedere. Prima di tutto non sono capace nell'interpretazione dei sogni; dopo di che, ho già difficoltà a interpretare la mia realtà. Dopo alcuni giorni neri, conditi da sprazzi di serenità, mi chiedo se anche gli altri si interrogano nel mio stesso modo. Sono complicato lo so, strano e stravagante, forse un pò troppo. Ho dei momenti in cui la frase "seghe mentali" non rende abbastanza l'idea di quello che succede nei miei pensieri. Mi meraviglio della complessità di ciò che realizzo con la mente, le mille soluzioni che cerco, provando a conoscere me stesso. Gli altri, beh, un pò li conosco. Ricalcano schemi e pensieri classici. I dubbi che si pongono riguardano un paio di scarpe, cosa dire in un preciso momento, dove uscire nel week end. Ora, non ho la presuntuosa pretesa di essere l'unico a vederla in un certo modo. Di certo non sono un barboso seduto su uno scranno a occupare tutta la giornata nel filosofeggiare. Però ritengo e credo fermamente che l'intelligenza e la propria coscienza si ritrovino nelle domande che ci poniamo, nei dubbi che viviamo e nell'affrontare le varie situazioni.
Ho sempre cercato di vivere nella mia spontaneità, senza il compromesso di dover introdurmi in un personaggio non mio. Mi ci sono ritrovato ma quel vestito mi stava 2 taglie più piccolo. Mi riprometto ogni giorno di fare quello che sento e voglio fare. Guardo avanti a testa alta senza paura, e le paure che nascono sono solo i segnali che il mio essere mi propone. Voglio affrontare le cose, viverle, gustarle. Accendere tutti i sensi, sentire l'energia scorrere, attraversare la mia vita e tutto ciò che ci trovo con il sorriso. Le lacrime non si negano mai; naturali sgorgano dal mio corpo.
Io ci sono, esisto, e voglio essere sempre!
martedì 3 novembre 2009
Pensieri
Nel viaggio ho scritto tanto. Domani pubblicherò qualcosa. Come i vecchi tempi, carta e penna.
Solo un assaggio di riflessioni.
"Dio ha donato se stesso a tutti i credenti.
L'universo, a tutti gli altri esseri umani, ha donato se stessi"
giovedì 29 ottobre 2009
Il senso
ore 12.02...
Mi chiedo il senso di tante cose. Non sono le solite riflessioni sull'esistenza, fini a se stesse e senza sbocco. Le mie domande riguardano me e quello che mi circonda e mi orbita intorno.
Il senso dell'amicizia. C'è chi abusa di questa parola. "Il mio grande amico X", "Oh guarda quella è la mia migliore amica", "Io senza amici non posso vivere". Ne sento di tutti i colori e forme e mi domando cosa sia davvero l'amicizia. L'essere umano, animale sociale per eccellenza anche nella sua solitudine, cerca relazioni, cerca di poggiarsi sempre a qualcuno che dia forza, coraggio, una spalla su cui piangere, una risata. Tutte queste cose noi le abbiamo già, sono dentro di noi e fanno parte della nostra vita. Siamo giudici e accusatori di noi stessi, ci carichiamo autonomamente con le nostre convinzioni, piangiamo dentro e da soli come sfogo. Allora se queste cose già ci appartengono, cosa vogliamo da un amico?. Forse è solo la ricerca dello stare bene, della confidenza, del poter dire certe cose e non solo pensarle. Più la persona vicino accoglie tutto ciò, più noi, con fiducia, riponiamo in essa i nostri segreti. Stessa linea, stessa strada: l'amico va sempre nella tua direzione, qualche volta deve, per ruolo, ribattere a qualcosa che affermi. Ma la vita dell'amico è fatta per assecondare quasi sempre il volere e il pensiero dell'altra persona, come se cercasse di sintonizzarsi sulla stessa frequenza, molte volte forzando se stesso. Lo scopo?. Classico: tutti vogliamo piacere al prossimo, qualsiasi fine si possa avere.
Il senso dell'amore. Poche righe, troppi autori classici e moderni hanno descritto con parole migliori questo stato d'animo. L'amore non è un sentimento. L'amore è l'unione di tanti fattori.
Prendo in considerazione il più importante: il Rispetto. Come per la parola amicizia, tutti abusiamo della parola rispetto. Lo pretendiamo, lo cerchiamo, facciamo di tutto perchè gli altri ci rispettino. Nell'amore è fondamentale. Senza il rispetto l'amore muore, anche se ci sono altre componenti forti che entrano in gioco. Ma il rispetto, questa cosa così agognata e che nessuno ben sa definire, è unico, va conservato e mantenuto con cura. Il rispetto si può perdere, ma si può anche riconquistare, lo si può negare ma anche concederlo. Ne ho fatto oggetto di riflessione. Non mi interessa avere il rispetto delle masse, mi interessa il rispetto delle persone che ho intorno o che vorrei avere. Io rispetterò tutti e me stesso per primo. Solo guardandosi allo specchio si può rivolgere ciò che si prova alle altre persone. E' la prima mossa per rispettare se stessi e il prossimo.
p.s. amicizia e amore vanno oltre queste considerazioni.
Quelli che gli altri definiscono amici io li chiamo fratelli; il resto della ciurma sono solo conoscenze.
Per l'amore rimandiamo a data da destinarsi.
mercoledì 28 ottobre 2009
martedì 27 ottobre 2009
Acting life

Ho iniziato da poco un corso di teatro. Bello, molto. Ci si rilassa, si balla, si cerca di svuotare se stessi per riempirsi di un personaggio. Recitare è uno stato, mentale e fisico. Poche lezioni e passione a prima vista. Immagini il sapore della scena, l'odore della platea e i suoi sospiri. Concentrato su chi interpreti, arrivi alla fine della serata e attendi l'applauso o la delusione di chi ti ha guardato e ascoltato, di chi ha provato a viverti per una serata.
Questo è il teatro, quello classico e quello estemporaneo. Una costante interpretazione di ruoli e situazioni.
C'è un altro teatro. Ha tantissimi spettatori e personaggi, scene che cambiano di continuo e costumi di mille tipi. La trama nessuno la conosce ma tutti sembrano sapere cosa fare come se il copione lo conoscessero a menadito, riga per riga, parola per parola. Tono della voce, mimica, azioni: tutto perfetto. Nessun regista che urla e scalcia perchè le scene sono di una nitidezza disarmante, degne del più grande scrittore, della mente più assurda e complessa.
Tutti i giorni andiamo in scena. Qualsiasi cosa facciamo appartiene a questo magico teatro. Attori e spettatori nello stesso istante, pronti a salire alla ribalta. Nessuno conosce la prossima mossa ma quando ci si para davanti la naturalezza con cui si interpreta è fantastica. C'è chi è più bravo e chi meno. Chi si svuota e si riempie di se stesso sarà un grande attore di questo teatro, chi si riempie di qualcosa che non gli appartiene, di bugie menzogne e falsità presto deluderà la platea.
Nessuna critica il giorno seguente sul giornale, rimane solo il vuoto asettico dell'anima.
Iscriviti a:
Post (Atom)