venerdì 6 novembre 2009

La vecchietta

Chiusa nel suo cappotto e avvolta nella sua sciarpa. Si arrampica quasi sulla porta scorrevole nel tentativo di pigiare il bottone verde. Guarda con stupore il vetro che scivola via e si infila incerta in quel tubo nero. L’impatto con l’aria secca le fa storcere il naso, la luce fredda del neon vacillante cambia i suoi occhi. Si siede pazientemente nella seggiola, le mani sopra la borsa usurata dal tempo. Aspetta il suo turno ma l’occhio cade spesso sull’orologio dal cinturino di pelle e dal quadrante chiaro. Quando arriva il suo momento si dirige ciondolante verso il banchetto: -Buongiorno – esclama con una voce da racconti della buonanotte.
Sfila il suo borsello nero dalla borsa, estrae il carnet e ordinatamente compila l’assegno. Con imbarazzo trema per la malattia e si scusa della lentezza dei suoi gesti nell’attimo in cui tutto ciò che le gira intorno è frenetico. Mi guarda da sotto gli occhiali spessi inforcati per il momento e nei suoi occhi posso scorrere tutta la vita che ha vissuto.Attenta, guarda lo sfogliare delle banconote colorate, allunga la mano percorsa da mille autostrade di sangue ormai in vista come su una carta. Ringrazia sentitamente e con un filo di voce mi augura che tutto mi vada bene. Scompare dietro la porta e con il suo ritmo si avvia verso la strada sempre costante nella sua velocità.

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